Si è sempre benvenuti alla Foce - di Amedeo Fusco
Quando scrivi per certe occasioni, quasi sempre ti ritrovi ad attingere da quel formulario di circostanza, che, zeppo di frasi fatte e piene d’enfasi, in fine ti soffoca e ti fa perdere il sapore e il significato ultimo dell’evento. D’altronde è nelle occasioni che si tira fuori dall’armadio l’abito buono, quello della festa, quello che però, quando l’ hai addosso, sa di naftalina.
E’ perciò quasi regola di condotta, per me, evitare ogni rischio: non scrivere, non parlare, per non trovarsi, col senno di poi, come quel sarto di cui si legge in un celebre libro. Sennonché, stavolta, scrivere di un’occasione, come il sessantesimo della Foce, mi fa piacere. Mi mette ad agio, come si è ad agio alle feste di certi amici in cui, vuoi per il legame sincero vuoi per la franchezza del rapporto, ti ritrovi tu a fare gli onori di casa, invece dell’ospite.